La forza dell’Unione
La forza dell’Unione
di Francesca Natoli e Nicole Zavoli
Sin dall’alba della vita umana, la cooperazione e la collaborazione hanno consentito agli individui di massimizzare le proprie possibilità di sopravvivenza, fidandosi gli uni degli altri.
Questo concetto svolge ancora un ruolo fondamentale nella società attuale, non solo tra singoli individui, ma, specialmente, tra enti con competenze ed obiettivi differenti, come la scuola, la famiglia, le strutture ospedaliere, l’unità sanitaria locale.
L’integrazione e la collaborazione tra questi enti consente al bambino, specialmente nel caso in cui siano presenti disabilità diagnosticate, di percepire un senso di continuità tra ciò che avviene nei diversi ambiti.
In primo luogo, quando si parla di collaborazione, è bene ricordare che si tratta di un rapporto bi- direzionale, banalmente “un dare ed un avere” reciproco, senza distorsioni ed omissioni. Pensando al rapporto tra scuola e personale sanitario, questo processo di collaborazione svolge un ruolo cruciale per far in modo che il bambino possa sentirsi accettato e compreso. L’esperienza della scuola è un punto di passaggio cruciale nella vita di ogni individuo, consentendogli di sviluppare non solo conoscenze ed abilità prettamente scolastiche, ma anche di apprendere regole sociali, di creare amicizie, di diventare più responsabile, quello che è stato definito emblematicamente come “curricolo nascosto”.
Gli insegnanti, attraverso le lezioni e l’interazione quotidiana con i ragazzi, hanno la possibilità di evidenziare ed, eventualmente, segnalare difficoltà dei singoli bambini.
Negli ultimi anni, si è tentato sempre di più realizzare una scuola “inclusiva”, basata sulla collaborazione e co-relazione con il personale sanitario, con le famiglie, gli enti locali con l’obiettivo di saper accogliere e valorizzare le differenze, eliminando possibili ostacoli fisici, sociali o di altra natura, al fine di non lasciare indietro nessuno.
Di conseguenza, affinché ciò avvenga realmente e non rimanga una semplice idea, è necessario che si consolidi un rapporto di stretta alleanza tra professionisti sanitari e insegnanti.
Il ruolo dei professionisti è centrale per comprendere i punti di forza e le difficoltà di ogni individuo, creando una didattica personalizzata, ricordando sempre che ogni individuo apprende con modalità differenti. Affinché tale collaborazione avvenga nella maniera migliore possibile, è bene ricordare che un ruolo non sostituisce l’altro, ma solo con un approccio sinergico si possono ottenere risultati positivi ed efficaci nello sviluppo e nella crescita serena del bambino.
Inoltre, è di fondamentale importanza la stretta interazione tra professionisti e la famiglia. Quest’ultima rappresenta la costante principale all’interno della vita del bambino, il punto di riferimento per ogni bambino.
Di conseguenza, si deve creare tra le due parti un rapporto di stretta alleanza, senza che nessuna delle due metta in discussione il lavoro dell’altra, creando un ambiente di continuità.
I genitori, in primis, devono sentirsi liberi di esprimere le proprie perplessità, le proprie emozioni e dubbi. Dall’altra parte, il professionista deve promuovere un ascolto attivo, considerando l’unicità della famiglia che si trova davanti a sé.
La collaborazione e lo sforzo comune sarà quello di migliorare le capacità del bambino e, soprattutto, la sua qualità di vita.
All’interno del testo, sono stati citati solo due degli enti principali nella vita di un bambino nei quali svolge un ruolo chiave il concetto di collaborazione. Tuttavia, è bene considerare che tutto ciò avviene all’interno di un contesto ancora più ampio, che richiede, a sua volta, collaborazione tra i diversi enti e servizi per perseguire uno scopo comune: valorizzare la diversità e fare in modo che ogni bambino possa effettivamente sentirsi accolto e compreso.
In linea con quanto detto, possiamo riportare la frase del politico Americano Vilsack “Le persone che lavorano insieme in una comunità forte con un obiettivo condiviso e uno scopo comune possono rendere possibile l’impossibile”.