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“Bisogni speciali “… che bella parola!

“Bisogni speciali “… che bella parola!

di Laura Rovaris

Adoro la parola “ bisogni speciali”. 

Fu introdotta nel 1978 nel Regno Unito con l’emanazione del Warnock Report e fa riferimento a un’altra significativa espressione inglese che è “special educational need”.

Trasformò il significato di quei bambini che fino a quel momento erano sempre stati classificati come handicappati.

A mio parere tutti, bambini e ragazzi dovrebbero chiamarsi solo “ utenti con bisogni speciali”.

Se ci pensate i DSA sono denominati così perché la loro sigla significa “ disturbi specifici dell’ apprendimento”.

“Disturbo”. Non vedo di buon occhio questa parola; non per una questione semantica, perché effettivamente è la denominazione medica e corretta, ma mi sta antipatica per come si definisce nella mente di un DSA : “ Tu hai un dirturbo”, “ tu sei disturbato”. Li fa sentire diversi, li fa sentire sbagliati. E non è cosi che deve essere.

Io la vedo la loro tristezza quando si ritrovano “etichetatti” in questa categoria e realizzano che cosa significa, a volte mi sento dire “ tu non sai che cosa vuol dire essere un DSA, tu non hai presente le difficoltà che devo gestire, è frustrante”.

Ma io domando: è frustrante il lavoro che devi fare o è frustrante l’immagine che hai di te e di quello che sei? E la risposta è quasi sempre la seconda.

Io penso che sarebbe cosi bello se si togliesse dalla loro mente la parola “ disturbo” e si dicesse loro che sono solo BES , bambini con bisogni speciali.

Loro sono speciali e devono sentirsi cosi, le parole positive sono preziosissime per loro autostima.

La parte fondamentale della mia figura e del mio lavoro è cercare ( io cerco, e non sempre riesco pienamente) di far capire loro che non sono sbagliati e mai lo saranno.

Non sono diversi dai loro coetanei, hanno le stesse emozioni, vivono le stesse dinamiche legate alla loro età, creano le loro relazioni e il filo della loro esistenza esattamente come gli altri; hanno solo delle difficoltà in alcuni ambiti che altri non hanno.

Ma “ difficoltà” è, a mio parere, una parola positiva perché le difficoltà possono essere sempre superate!

Paola

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  • sono contento di essere un bambino con bisogni speciali e non un bimbo affetto di disturbi specifici di apprendimento
    grazie

    • "caro Robert, ti ringrazio tanto per il tuo commento!
      Mi raccomando, tieni sempre a mente la parola SPECIALE... e dimentica la parola disturbo..
      Laura"

  • Sono assolutamente d'accordo con la tua interpretazione, credo chesi dovrebbe parlare di" DIVERSO" Sistema di apprendimento e non Disturbo, i bisogni speciali li hanno anche tanti ragazzi ai quali non viene diagnosticato un Disturbo. Se nodificassimo la denominazione sicuramente la loto Autostima sempre in difficoltà ne avrebbe sicuramente un gran benefico.
    Laura

  • Per come la vedo io, da mamma di due DSA, sono d’accordo. Purtroppo però quando si tratta di parlare con i professori al liceo ho iniziato ad usare la parola disturbo, altrimenti non capiscono e pensano che dando un computer per fare i compiti in classe e togliendo un esercizio i DSA sono “compensati” e se si impegnano abbastanza le loro difficoltà vengono superate, cioè vanno via. I loro disturbi non andranno mai via, possono solo essere compensati con gran fatica. Sento sempre che i ragazzi non si impegnano abbastanza e se non sanno fare a memoria la parafrasi di Dante è perché non approfondiscono. Non capiscono la vergogna che prova uno studente quando non riesce a fare certi esercizi perché semplicemente non può riuscire a causa del suo disturbo specifico. Quindi sì, disturbo ha una connotazione negativa per i ragazzi ma gli insegnanti devono anche capire i limiti di questi studenti perché non si sentano stupidi